Otello Calbi si può dire che sia nato tra le note. Quelle verdiane, che il padre amava, quelle della banda, che attraversava le strade di San Mauro Forte, il paese natale, gli esercizi al clarinetto e alla tromba dei fratelli maggiori, Carlo e Maurizio.
Nella foto, della fine degli anni ’30, la famiglia al completo.
L’austero padre Giuseppe al centro. Quattro figli maschi, quattro donne. Giuseppe Calbi, di professione artigiano, aveva la passione della musica. A 12 anni suonava in banda e nel 1890, a 23 anni, la rilevò, occupandosene e dirigendola fino al 1926. I figli maggiori, Carlo e Maurizio, ereditano la passione paterna.
Il primo, suonatore di clarinetto, a 15 anni era già capobanda e, dopo avere studiato a Napoli, entra nell’Esercito divenendo Maestro della Banda del Corpo d’Armata di Alessandria e poi di Palermo, oltre che Ispettore di tutte le bande reggimentali della Sicilia.
Maurizio, solista di tromba, dopo essersi affermato anche in America, ritorna a San Mauro e riorganizza la banda del paese che nel 1926 era stata sciolta per ragioni politiche (Giuseppe Calbi era nittiano e non aveva preso mai la tessera del Partito fascista).
La dirige fino al 1961, forgiando molti musicisti, tra cui il giovanissimo Domenico Modugno.
In famiglia, “per li rami”, la vena artistica continua nei nipoti, tra cui Carlo Vincenti ed Antonio Calbi, entrambi pittori e autori di prose e versi.
La banda di San Mauro Forte – Uno dei motivi di orgoglio del paese, insieme alle origini antiche, testimoniate dalla Torre normanna, all’appellativo “Forte” conferito per la lotta contro le bande di briganti nel 1861, come cita anche Carlo Levi in “Cristo si è fermato ad Eboli”, e al ricordo della prima rivolta popolare contro il fascismo, nel marzo del 1940. Si aggiunge oggi un altro vanto, quello di aver dato i natali a Margherita Cassano, prima donna ai vertici della Corte di Cassazione, il cui padre, il magistrato Alberto, nato a San Mauro, parente ed amico dei Calbi, è sempre stato orgoglioso delle sue origini lucane.
La banda fu fondata nel 1868 e attraverso varie fasi è rimasta sempre attiva, grazie alla “passione dei maestri e di molti bandisti”, come scrive Mariella Difato nella sua accurata ricostruzione storica “E musica fu – Storia della banda musicale di San Mauro Forte”. Il giovane Otello (nomen omen) entrò a far parte della banda prestissimo. Già a 6 anni – come troviamo annotato in un quadernetto – “seguiva la via processionale del paese sonacchiando” e a 8 anni era suonatore di flicorno contralto, girando tra i paesi a dorso di mulo. La banda è “la prima cultura musicale tramandata dalla città al borgo, dalla paese alla campagna”, sottolinea in uno dei suoi numerosi studi sulla tradizione bandistica e musicale della sua terra. Terra da cui deve allontanarsi per continuare e perfezionare gli studi, prima ad Alessandria ed a Palermo, con il fratello Carlo, poi a Napoli, al Conservatorio “San Pietro a Majella”. Ma a San Mauro e alle tradizioni lucane è rimasto sempre legato. Ha dato il nome di Mauro al secondo figlio, vi si è ispirato in alcune sue composizioni, ha rievocato spesso la caratteristica Festa dei campanacci, un’antica tradizione cui è dedicato l’agile volumetto di Ennio Calbi “Ultimi coribandi – Le campane di Sant’Antuono ovvero i campanacci di San Mauro Forte”.
A Napoli quasi subito lo studio e l’insegnamento si intrecciano. Tullio Mascia, devoto allievo, che ha accompagnato il suo Maestro in tanti giri, ricorda che Calbi era orgoglioso di avere riaperto il Conservatorio, subito dopo la fine della guerra, con il suo amico e collega Vincenti. Era ricominciata la musica a Napoli. Nel Conservatorio Calbi studia, diventa docente, cerca di portare e far conoscere la musica in altri luoghi, sembra voler continuare la tradizione itinerante della banda … o quella degli antichi aedi dei tempi antichi.
Come un “seminatore di note” non tiene la musica per sé, quello che ha imparato cerca di comunicarlo agli altri. Organizza gruppi di studio, concerti, corsi di formazione, concorsi per giovani , forma generazioni di musicisti.
Da una bella lettera di suor Maria Neve Cuomo, suora domenicana, oggi responsabile del Centro “Beata Vergine del Rosario” a Pompei: “Sono stata allieva del Maestro Calbi dal 1965 fino al conseguimento del Diploma. …. Veniva da Napoli a Pompei per le lezioni a noi tre, Sr M. Cherubina, Sr M. Patrizia ed io. Quanta discrezione ogni volta che varcava la casa religiosa, quasi in punta di piedi. … Aveva sempre una parola d’incoraggiamento, una barzelletta “musicale” sempre pronta per attenuare qualche difficoltà incontrata. Il M° Calbi ha seguito come un buon papà tutto il mio iter musicale, non solo fino al Diploma di Pianoforte, ma anche in seguito, con la preparazione al Concorso a Cattedre e anche quando sono stata trasferita a Paola lui è sempre stato presente. Veniva, faceva audizioni ben mirate, dava a tutti consigli che aiutavano a raggiungere obiettivi soddisfacenti ”.
E Roberta Paturzo, che ha collaborato alla seconda edizione di “Musicisti contemporanei”: “Cominciai a fare lezioni di Armonia Complementare con il M° Calbi e con lui instaurai subito un rapporto musicale a 360 gradi. Da quando entrai nel suo studio respirai un’aria particolare: l’interesse e l’amore che aveva per la musica si carpiva dalle numerose foto insieme a musicisti. … Il maestro si accorgeva che spesso ero affascinata da quelle immagini e mi parlava di questo e di quello, dei suoi allievi e dei corsi di perfezionamento a Lagonegro, delle rassegne giovanili e dei Concorsi musicali che organizzava …”.
1980, Lagonegro - corso di perfezionamento in chitarra
1980, Lagonegro - corso di perfezionamento in pianoforte con il M° Jean Micault
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